Aldilà delle evidenti banalità di questo film (tutto ciò che è
cattolico viene fatto passare per bigotto e oscurantista, ignorando la falsità
e l’ipocrisia dell’altra faccia della medaglia) c’è questo spezzone molto
interessante. Sia per la questione dei preti sposati, sia per le ideologie di
classe, sui poveri, sulle periferie…
Il dialogo tra i due (don Leone
e Paolo VI) è molto indicativo della mentalità che allora era nuova e oggi è
normale: adattare i principi della Chiesa all’uomo moderno e contemporaneo e
non, invece, elevare l’uomo moderno e contemporaneo a ciò che la Chiesa ha
sempre creduto e predicato, anche a costo del martirio, e che considera la
Verità e come tale bisogna adeguarsi ad Essa e non il contrario.
Non voglio entrare nella
questione teologico dottrinale dei preti sposati, ma è evidente come su ogni
caso limite, su ogni esigenza pastorale e personale, venga fondata la pretesa
di modificare la dottrina. Ieri la liturgia vicino al popolo (chi ricorda o
guarderà il film vedrà scene esageratamente ridicole per svincolare questo
ridicolo principio), oggi la comunione ai divorziati, le seconde nozze e
l’omosessualità, domani la pedofilia, eccetera. Da quando la Tradizione è stata
umiliata e del deposito della fede si è fatta un’opinione, è normale e coerente
che tutto diventi motivo di discussione, di riforma e di aggiornamento. Così
come la Messa è stata “trasformata” in una cena, a breve (attendo fiducioso) ci
diranno che la stessa Resurrezione di Gesù Cristo (sulla storicità ci hanno
alacremente lavorato) verrà messa in dubbio e necessiterà di essere aggiornata
con il linguaggio e le esigenze dell’uomo moderno (magari parleranno di upload
di Gesù Cristo).
Se
non si crede in quello che la Chiesa insegna (e si può farlo senza essere
calunniati, anzi!) perché entrare in seminario, promettere a Dio e agli uomini
di credere ed essere fedeli e poi pretendere che questo credo venga ritagliato
ad hoc sulle proprie esigenze? È una fedeltà a tratti? Così come per i laici:
se non si crede in ciò che la Chiesa insegna lo si può fare più che
liberamente: l’apostasia è per tutti – il nostro clero ne è la dimostrazione –
ma almeno abbiate la dignità e la coerenza di professarvi tali, apostati per
l’appunto, e non più cattolici.
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