sabato 4 gennaio 2014

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
[Gv 1,1-5.9-14]

Sarei tentato di girare per le parrocchie ed ascoltare le omelie su questo Vangelo. La mia fede (poca) e la mia pazienza (risibile) verrebbero frustrate, ma almeno mi divertirei ad ascoltare come si giustificano tante scemenze (per non usare il termine eresie) che vengono quotidianamente propinate dai pulpiti e che in maniera palese si discostano da questo Vangelo. Tanto per fare due esempi:

“In principio era il Verbo”. Basterebbe leggersi Romano Amerio (anche se temo si rischi il commissariamento o la damnatio memoriae a farlo) per capire (l’ho capito io, quindi non è una cosa complicata) che a fondamento di tutto sta il Verbo, il Logos, non l’amore. E fare dell’amore un assoluto è un crimine, oltre che un’eresia: «Come nella divina Monotriade l’amore procede dal Verbo, così nell’anima umana il vissuto procede dal pensato. Se si nega la precessione del pensato dal vissuto, della verità dalla volontà, si tenta una dislocazione della Monotriade; allo stesso modo separare l’amore, la carità, dalla verità non è cattolico». [Romano Amerio] Capisco che rifarsi alla verità, al Dogma, per i sacerdoti di oggi, significherebbe giustificare tante amenità; capisco pure che rinunciare all’amore svincolato dalla verità creerebbe grossi problemi all’omiletica moderna: infatti quando non si sa cosa dire (e senza Dogma non c’è niente da dire!) si corre subito a menzionare l’amore, senza nemmeno spiegarlo, la confusione intellettuale è atroce, ma almeno sono tutti contenti.

“Eppure il mondo non lo ha riconosciuto” A me dispiace dirlo, ma come si fa a sostenere che la Chiesa debba aprirsi al mondo quando il mondo non è di Cristo? Aldilà del fatto che basterebbe essere onesti e guardare cosa ha prodotto negli ultimi cinquant’anni una sfrenata apertura al mondo, ma ancora oggi la Chiesa predica di uscire e aprirsi al mondo. Io per rispetto dei sacri pastori rischio la follia o il suicidio. Il Vangelo è chiaro: il mondo non ha riconosciuto Dio. Non sarà che il mondo deve aprirsi alla Chiesa, non sarà che il mondo deve entrare nella Chiesa per salvarsi? Non sarà che la Chiesa aprendosi al mondo tradisce sé stessa e si danna? Anche perché Cristo ha vinto il mondo (cfr. Gv 16,33) non si è aperto ad esso.

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