“Così,
ciascuno mostri l’amore nei confronti di sé stesso in modo da provvedere
innanzitutto alla salvezza della sua anima, che è la parte più importante di
lui, e poi alle necessità del corpo. E se talvolta si presente la necessità di
disprezzare uno dei due, si sopporti anche la distruzione del corpo, ma non si
tolleri alcun danno per l’anima. E questo non significa odiare il proprio
corpo, ma anteporre nell’amore la propria anima al corpo. Perciò non ci si
allontani mai da questo amore in sé ma, mantenendolo con costanza e
perseveranza, si vada a provvedere in tutta sicurezza al prossimo […] Per
quanto concerne la misura di questo provvedere al prossimo, uno si regoli su
ciò che fa per sé. Agisca dunque nei confronti del prossimo, per quanto può, in
modo che sia in salute nel corpo e nella mente: se trascura uno di questi due
aspetti di certo non ama il prossimo che è costituito sia dall’uno che
dall’altra. […] Per nessuna ragione o precetto una persona è costretta a
procurare la salute dell’anima di un fratello a costo della perdizione della
propria anima, né a impedire la rovina del corpo di un fratello a costo della
rovina del proprio corpo. Infatti ciò che ci viene comandato – di “dare l’anima
per i fratelli” – riguarda il disprezzo per la vita, non il danno per l’anima.”
[Aelredo di
Rievaulx – Lo specchio della carità]
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