mercoledì 29 gennaio 2014

“Così, ciascuno mostri l’amore nei confronti di sé stesso in modo da provvedere innanzitutto alla salvezza della sua anima, che è la parte più importante di lui, e poi alle necessità del corpo. E se talvolta si presente la necessità di disprezzare uno dei due, si sopporti anche la distruzione del corpo, ma non si tolleri alcun danno per l’anima. E questo non significa odiare il proprio corpo, ma anteporre nell’amore la propria anima al corpo. Perciò non ci si allontani mai da questo amore in sé ma, mantenendolo con costanza e perseveranza, si vada a provvedere in tutta sicurezza al prossimo […] Per quanto concerne la misura di questo provvedere al prossimo, uno si regoli su ciò che fa per sé. Agisca dunque nei confronti del prossimo, per quanto può, in modo che sia in salute nel corpo e nella mente: se trascura uno di questi due aspetti di certo non ama il prossimo che è costituito sia dall’uno che dall’altra. […] Per nessuna ragione o precetto una persona è costretta a procurare la salute dell’anima di un fratello a costo della perdizione della propria anima, né a impedire la rovina del corpo di un fratello a costo della rovina del proprio corpo. Infatti ciò che ci viene comandato – di “dare l’anima per i fratelli” – riguarda il disprezzo per la vita, non il danno per l’anima.”

[Aelredo di Rievaulx – Lo specchio della carità]

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