mercoledì 18 dicembre 2013

Democrazia. Scienza. Religione. Tre fenomeni nati in Europa. Ovviamente non è un caso, visto che l’Europa è il luogo geografico dove il Cristianesimo si è sviluppato. Questi stessi tre fenomeni, questi valori, si stanno rivoltando contro il Cristianesimo. Un po’ per una sorta di emancipazione, un po’ perché si crede di poter fare a meno di quel fenomeno che è stato ed è il Cristianesimo, che ha generato, tra le altre cose, anche la democrazia, la scienza e il concetto di religione. La democrazia. Essa nasce nella Grecia antica, ma è nell’Europa cristiana che trova terreno fertile e sviluppa pienamente i suoi potenziali. Scrive C. H. Dawson: “La nota essenziale della democrazie è il riconoscimento della dignità e dei diritti del singolo cittadino. […] I diritti politici della democrazia presuppongono i diritti morali dell’umanità, e se il movimento umanitario non avesse ispirato alla società occidentale un entusiasmo per la giustizia sociale e per la causa dei deboli e egli oppressi, la moderna democrazia non sarebbe mai nata” [Il dilemma moderno] Dignità e diritti dei singoli, diritti dell’umanità, interesse per la causa dei deboli e degli oppressi sono caratteri squisitamente cristiane. Per questo possiamo sostenere che la democrazia ha trovato nel Cristianesimo (o in una sua specifica visione riduttiva) un ottimo alleato. A distanza di tempo, però, la democrazia sembra mettersi contro il Cristianesimo. Portando agli estremi i migliori presupposti democratici, tutto diventa opinabile, discutibile e votabile; anche il trascendente, anche la natura, la dignità dell’uomo. Ecco allora che assistiamo nelle moderne democrazie a “deliziosi” interventi atti ad attaccare, contraddire e screditare il Cristianesimo. Viviamo, infatti, nell’epoca dell’assenza della verità, del relativismo, dove la verità non è un dato rivelato (come nel Cristianesimo), ma è un dato determinato dalla volontà di una maggioranza (democrazia). Stesso discorso vale per la scienza. La scienza sperimentale, così come la conosciamo, quella per cui una conoscenza deve essere dimostrabile, nasce (e solo così poteva essere) in quell’Europa, cristiana, che non confonde la creazione con il Creatore. Solo e soltanto così può studiare la creazione; cosa impossibile in quei contesti dove la pianta, l’animale, i fenomeni atmosferici, ecc, sono visti come divinità, per cui esseri indipendenti, slegati da ogni sorta di legge, quindi impossibili da studiare. Ebbene la scienza di oggi, molto spesso, ha perso ogni riferimento con chi l’ha determinata così com’è. Spesso, troppo spesso, la visione scientifica della realtà viene contrapposta a quella religiosa. La scienza e la fede sarebbero in contrasto. Nella dittatura della scienza, meglio dello scientismo, assistiamo ad una concezione materialistica della realtà; ad una visione miope dell’uomo e della sua esistenza, una visione che si riduce a credere per vero solo ciò che vede, tocca e sa riprodurre. Vero è solo ciò che posso controllare e manipolare. Da qui derivano le manipolazioni dell’uomo, l’eugenetica, l’aborto, l’eutanasia e compagnia bella. Da qui la visione dell’uomo e del creato come “cose”, mezzi, da poter utilizzare ai nostri fini. Infine, anche la religione sembra rivoltarsi contro se stessa. I fenomeni religiosi sono presenti in tutte le civiltà, nota l’antropologo e storico delle religioni Angelo Brelich, ma il concetto di religione è un prodotto esclusivo della civiltà occidentale. La religione è difficilmente qualcosa in cui riconoscersi. Essa è, piuttosto, un insieme di riti e convinzioni che ognuno si crea e sceglie a proprio uso e consumo. Non è difficile rilevare come spesso in chi si professa “religioso”, convivano anche aspetti pagani, magici o comunque evidentemente non religiosi. E questo capita anche alla religione cattolica, che ha plasmato e permesso la civilizzazione, complice anche il rinnegamento di quei valori fondanti da parte dello stesso clero cattolico.

Che l’Europa sia oggi in crisi è talmente evidente che è inutile disquisirne. Ma di che crisi si tratti sarebbe opportuno soffermarcisi un minimo. Tutti parlano di crisi economica, come se avere il portafogli – o il conto in banca - pieno (o meno vuoto di quel che oggi è) fosse la soluzione a tutti i mali. Anche gli esponenti cattolici si prodigano per trovare una soluzione a questa crisi economica. Ma sembra di ascoltare discorsi tra ciechi e gente a cui la vista funziona ma ha deciso di chiudere le palpebre. I ciechi sono tutti coloro che guidano l’Europa, tutti quegli esperti di politica ed economia, che decretano le sorti degli Stati e degli uomini che vi fanno parte. Coloro che invece hanno le palpebre chiuse siamo noi cattolici, che invece che affrontare il problema alla radice, da ottimi fessi ci preoccupiamo delle cose accessorie. La crisi dell’Europa è crisi spirituale e morale. Possiamo varare anche la miglior finanziaria del millennio, ma i problemi, per gli uomini, rimangono. Qui sta passando l’idea – e la crisi economica è un perfetto diabolico strumento per veicolarla – che a salvarci sarà un economo, una riforma o una crescita del PIL. È evidente che c’è qualcuno che su queste cose ci guadagna. In termini di soldi e di potere, ma anche in termini di credo religioso. Perché la battaglia, da sempre, è tra Dio e satana. E tra tutti gli uomini che scelgono da che parte stare. Perché, come detto, la crisi economica è un perfetto (e i risultati lo confermano) strumento per scardinare Dio dal cuore dell’uomo, perché è molto facile far credere ad un uomo disperato che ha fame che la sua salvezza venga da un piatto pieno, piuttosto che dalla conversione. Non voglio certo fare il miracolista, ma la salvezza dell’uomo, quella vera, viene sempre e soltanto da Dio, non dal burocrate di turno. “Solo una religione che trascenda le categorie politiche ed economiche e sia indifferente ai risultati materiali ha il potere di soddisfare il bisogno che il mondo ha.” [C. H. Dawson – Il dilemma moderno]


La tragedia, oggi, è che da parte cattolica ci sono troppe defezioni. E questo, a viste umane, spaventa.

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