Democrazia.
Scienza. Religione. Tre fenomeni nati in Europa. Ovviamente non è un caso,
visto che l’Europa è il luogo geografico dove il Cristianesimo si è sviluppato.
Questi stessi tre fenomeni, questi valori, si stanno rivoltando contro il
Cristianesimo. Un po’ per una sorta di emancipazione, un po’ perché si crede di
poter fare a meno di quel fenomeno che è stato ed è il Cristianesimo, che ha generato,
tra le altre cose, anche la democrazia, la scienza e il concetto di religione.
La democrazia. Essa nasce nella Grecia antica, ma è nell’Europa cristiana che
trova terreno fertile e sviluppa pienamente i suoi potenziali. Scrive C. H.
Dawson: “La nota essenziale della
democrazie è il riconoscimento della dignità e dei diritti del singolo
cittadino. […] I diritti politici della democrazia presuppongono i diritti
morali dell’umanità, e se il movimento umanitario non avesse ispirato alla
società occidentale un entusiasmo per la giustizia sociale e per la causa dei
deboli e egli oppressi, la moderna democrazia non sarebbe mai nata” [Il dilemma
moderno] Dignità e diritti dei singoli, diritti dell’umanità, interesse per
la causa dei deboli e degli oppressi sono caratteri squisitamente cristiane.
Per questo possiamo sostenere che la democrazia ha trovato nel Cristianesimo (o
in una sua specifica visione riduttiva) un ottimo alleato. A distanza di tempo,
però, la democrazia sembra mettersi contro il Cristianesimo. Portando agli
estremi i migliori presupposti democratici, tutto diventa opinabile,
discutibile e votabile; anche il trascendente, anche la natura, la dignità
dell’uomo. Ecco allora che assistiamo nelle moderne democrazie a “deliziosi”
interventi atti ad attaccare, contraddire e screditare il Cristianesimo. Viviamo,
infatti, nell’epoca dell’assenza della verità, del relativismo, dove la verità
non è un dato rivelato (come nel Cristianesimo), ma è un dato determinato dalla
volontà di una maggioranza (democrazia). Stesso discorso vale per la scienza.
La scienza sperimentale, così come la conosciamo, quella per cui una conoscenza
deve essere dimostrabile, nasce (e solo così poteva essere) in quell’Europa,
cristiana, che non confonde la creazione con il Creatore. Solo e soltanto così
può studiare la creazione; cosa impossibile in quei contesti dove la pianta,
l’animale, i fenomeni atmosferici, ecc, sono visti come divinità, per cui
esseri indipendenti, slegati da ogni sorta di legge, quindi impossibili da
studiare. Ebbene la scienza di oggi, molto spesso, ha perso ogni riferimento
con chi l’ha determinata così com’è. Spesso, troppo spesso, la visione
scientifica della realtà viene contrapposta a quella religiosa. La scienza e la
fede sarebbero in contrasto. Nella dittatura della scienza, meglio dello
scientismo, assistiamo ad una concezione materialistica della realtà; ad una
visione miope dell’uomo e della sua esistenza, una visione che si riduce a
credere per vero solo ciò che vede, tocca e sa riprodurre. Vero è solo ciò che
posso controllare e manipolare. Da qui derivano le manipolazioni dell’uomo,
l’eugenetica, l’aborto, l’eutanasia e compagnia bella. Da qui la visione
dell’uomo e del creato come “cose”, mezzi, da poter utilizzare ai nostri fini.
Infine, anche la religione sembra rivoltarsi contro se stessa. I fenomeni
religiosi sono presenti in tutte le civiltà, nota l’antropologo e storico delle
religioni Angelo Brelich, ma il concetto di religione è un prodotto esclusivo
della civiltà occidentale. La religione è difficilmente qualcosa in cui
riconoscersi. Essa è, piuttosto, un insieme di riti e convinzioni che ognuno si
crea e sceglie a proprio uso e consumo. Non è difficile rilevare come spesso in
chi si professa “religioso”, convivano anche aspetti pagani, magici o comunque
evidentemente non religiosi. E questo capita anche alla religione cattolica,
che ha plasmato e permesso la civilizzazione, complice anche il rinnegamento di
quei valori fondanti da parte dello stesso clero cattolico.
Che l’Europa sia oggi in crisi è talmente evidente
che è inutile disquisirne. Ma di che crisi si tratti sarebbe opportuno soffermarcisi
un minimo. Tutti parlano di crisi economica, come se avere il portafogli – o il
conto in banca - pieno (o meno vuoto di quel che oggi è) fosse la soluzione a
tutti i mali. Anche gli esponenti cattolici si prodigano per trovare una
soluzione a questa crisi economica. Ma sembra di ascoltare discorsi tra ciechi
e gente a cui la vista funziona ma ha deciso di chiudere le palpebre. I ciechi
sono tutti coloro che guidano l’Europa, tutti quegli esperti di politica ed
economia, che decretano le sorti degli Stati e degli uomini che vi fanno parte.
Coloro che invece hanno le palpebre chiuse siamo noi cattolici, che invece che
affrontare il problema alla radice, da ottimi fessi ci preoccupiamo delle cose
accessorie. La crisi dell’Europa è crisi spirituale e morale. Possiamo varare
anche la miglior finanziaria del millennio, ma i problemi, per gli uomini,
rimangono. Qui sta passando l’idea – e la crisi economica è un perfetto
diabolico strumento per veicolarla – che a salvarci sarà un economo, una
riforma o una crescita del PIL. È evidente che c’è qualcuno che su queste cose
ci guadagna. In termini di soldi e di potere, ma anche in termini di credo
religioso. Perché la battaglia, da sempre, è tra Dio e satana. E tra tutti gli
uomini che scelgono da che parte stare. Perché, come detto, la crisi economica
è un perfetto (e i risultati lo confermano) strumento per scardinare Dio dal
cuore dell’uomo, perché è molto facile far credere ad un uomo disperato che ha
fame che la sua salvezza venga da un piatto pieno, piuttosto che dalla
conversione. Non voglio certo fare il miracolista, ma la salvezza dell’uomo,
quella vera, viene sempre e soltanto da Dio, non dal burocrate di turno. “Solo una religione che trascenda le
categorie politiche ed economiche e sia indifferente ai risultati materiali ha
il potere di soddisfare il bisogno che il mondo ha.” [C. H. Dawson – Il dilemma
moderno]
La tragedia, oggi, è che da parte cattolica ci sono
troppe defezioni. E questo, a viste umane, spaventa.
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