martedì 2 aprile 2013

Perché certi cattolici si spendono, faticano e sbraitano per cose che a pelle appaiono secondarie, accessorie, inutili? Perché tanta attenzione per cose che non sono l’essenza del Cristianesimo, alla quale ogni cattolico dovrebbe fare riferimento? Queste sono domande, con tutto il corollario a esse annesse, che andrebbero ogni tanto fatte, specie da coloro che in queste attenzioni vedono delle derive morbose e del pericoloso tradimento della spiritualità cristiana. Perché, essi si domandano, preoccuparsi tanto se Papa Francesco ha rinunciato alla croce d’oro, al trono papale, all’abbigliamento petrino e ad altri segni che ne contraddistinguono l’ufficio da Egli assunto? L’importante è che egli commuova, scaldi i cuori, parli ad essi, che ci si abbracci (ho letto anche questo, non sto esagerando), che si creda in Dio e che, sostanzialmente, si sia un po’ più buoni. Perché tutti i soldi che ricoprono il Papa, in tessuti e accessori, liturgici e non, non si riducono al minimo, o si eliminano del tutto, e il ricavato lo si spende per i poveri? Il Papa non è Gesù, né tantomeno Pietro. E Gesù e Pietro non ardirono mai a sedere su troni, a indossare ori, a essere riveriti da un cerimoniale, eccetera. Domande che molti si fanno, spesso anche in buona coscienza. Per coloro che queste domande se le fanno in mala coscienza (pochi ma strategicamente influenti), rispondo in anticipo che io, così come coloro che come me in tutti questi “orpelli” ripongono tante attenzioni, queste domande ce le facciamo. Non siamo struzzi che nascondiamo la testa sotto la sabbia, ma non siamo nemmeno imbecilli da metterci la sabbia negli occhi tenendo la testa alta. Innanzitutto si potrebbe citare il Vangelo di Giovanni. Capisco che il Vangelo è faticoso e, se letto senza pregiudizi, anche pericoloso. Però almeno a quello, un minimo, atteniamoci. “I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me” (cfr Gv 12,1-11) dice Gesù a Giuda che gli rimprovera di sprecare per sé stesso tanti soldi che invece potrebbero essere destinati ai poveri. Non sarà che questa esasperata (ed erronea) attenzione per i poveri ha un padre in Giuda? La risposta del Vangelo però non soddisfa i più. Sia perché il Vangelo è comodo solo per essere strumentalizzato per inserire versetti qua e là sulla scia delle melense frase dei Baci Perugina; sia perché molti, come accennato, onestamente riconoscono che il Papa, i cardinali, i vescovi, i preti e i cristiani in genere, non sono Gesù. Se a Gesù concediamo, storcendo il naso, di spendere soldi preziosi per la sua persona, tutto questo è inammissibile per tutti gli altri, specie se sono i più alti in grado. Va detto, per chi ha l’onestà di ascoltare, che tutta l’esteriorità che si chiede il Papa assuma, non è un mero aspetto teatrale e scenico del suo ruolo che non deve corrispondere a quell’essenza cui tanto si allude, ma è la conferma della presenza e della santità di quell’essenza. Ne ho parlato diffusamente in altri post. Se poniamo tanta attenzione a una mozzetta rossa è perché sappiamo che chi la indossa è il capo della Chiesa. E che se non la indossa rischia (volente o incautamente) di essere confuso per un semplice vescovo tra i tanti o, peggio, per un predicatore tra i tanti. Ci teniamo alla dottrina, perché essa è la rivelazione che Dio fa all’uomo, e non vogliamo che essa venga, anche solo per uno iota, modificata. Può modificarla una mozzetta o una croce di ferro? No, ma i molti Giuda di turno vi si possono attaccare per propalare le loro eresie. Così come è avvenuto per tante, troppe, altre cose. La Messa è un sacrificio? Sì. Cambia qualcosa se la si celebra in italiano, rivolti verso il popolo, con chitarre, tamburelli, su tavoli o altro? In teoria no. in pratica sì. Chiedete che cos’è la Messa tutti vi diranno che è una cena, una festa, un’accozzaglia di inutilità, ma nessuno che vi dirà quello che crede la Chiesa. Tra l’altro, come molti fanno notare, viviamo in un’epoca in cui l’immagine vale (ingiustamente) più della sostanza. Perché mettere a repentaglio la sostanza, cui tante persone fanno riferimento, distorcendo l’immagine? Si fa fatica ad accettare la tesi della superficialità. Lo stesso vale per i troni, il cerimoniale e quant’altro. Il fatto che il Papa e i Vescovi non sono Gesù, San Pietro e gli Apostoli, ma uomini peccatori, non è un impedimento, ma il fondamento per cui si necessitano di tanti accorgimenti. Proprio perché il Papa non è Pietro, ma il suo Successore (i cattolici non credono nella reincarnazione, non so se è poco ecumenico o sono io poco aggiornato e aperto al mondo), gli si attribuiscono onori che non si attribuiscono a un cretino qualunque come lo scrivente. Si dice che il Papa deve essere schietto, diretto, semplice, come furono semplici gli apostoli. Mi domando: la teologia di san Paolo, così grande da necessitare ancora oggi spiegazioni e approfondimenti, era chiara e splendente per i primi discepoli, per gli stessi Apostoli? Credo di no. Tutta questa preoccupazione e tutto il disgusto che si ha nei confronti di coloro che si prodigano per tutelare anche (non solo!) l’esteriorità del Papa, oltre che a una questione filosofica d’inscindibilità tra forma e contenuto, è una questione di ortodossia. Attenzione quindi a tutti i buonisti e i populisti di ogni specie. Essi, dietro l’apparenza dell’attenzione per i poveri, della fobia del denaro, nascondono il veleno dell’eresia. Credono profondamente, più di quanto fingono di dimostrare, nell’importanza della forma, dell’estetica delle cose e dei ruoli, vi credono così tanto che piuttosto che rifiutarle e disinteressarsene, le usano per i loro sporchi fini: quelli di avvelenare la verità cattolica. Come Giuda nel Vangelo di Giovanni, si scandalizzano per lo spreco di trecento denari, ma sono pronti a vendere il Signore per soli trenta.

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