venerdì 13 aprile 2012

“Per parlare correttamente della nuova evangelizzazione è indispensabile portare innanzitutto il nostro sguardo su Colui che è il vero evangelizzatore, Nostro Signore Gesù-Cristo il Salvatore, il Verbo di Dio fatto uomo. Il figlio di Dio è venuto su questa terra per espiare e riscattare il più grande peccato, il peccato per eccellenza. E questo peccato per eccellenza dell’umanità consiste nel rifiuto di adorare Dio, nel rifiuto di riservargli il primo posto, il posto d’onore. Questo peccato degli uomini consiste nel fatto che non si presta attenzione a Dio, nel fatto che non si possiede più il senso delle cose, nel fatto che non si vuol vedere Dio, nel fatto che non ci si vuole inginocchiare davanti a Dio”. Queste le bellissime e profonde parole di monsignor Athanasius Schneider, riportate dal blog rinascimentosacro.org. Quella della nuova evangelizzazione è un tema tanto caro alla Chiesa di oggi. Anche giustamente, visto che molte parti del mondo, l’Europa su tutte, hanno bisogno di ricevere il messaggio di Cristo. Il problema nasce laddove molti (laici e non), capi movimento e addirittura vescovi, fraintendono volutamente i termini e per ’nuova evangelizzazione’ intendono l’annuncio di un Vangelo nuovo, di una dottrina nuova. E non piuttosto un nuovo annuncio dello stesso Vangelo, della stessa dottrina custodita fedelmente dai papi e dalla Chiesa cattolica nei millenni. Così capita che quando il Papa parla di “nuova evangelizzazione”, costoro si esaltano e sostengono che il Papa sta dalla parte loro. Il Papa non può stare dalla parte loro, pena l’apostasia. Monsignor Schneider prosegue la sua analisi: “L’uomo peccatore vuole in effetti mettersi al centro, tanto all’interno della Chiesa che al di fuori della celebrazione eucaristica, vuole esser visto, vuol farsi notare. È la ragione per cui Gesù eucaristia, Dio incarnato, presente nei tabernacoli sotto la forma eucaristica, si preferisce piazzarLo di lato. Anche la rappresentazione del Crocifisso sulla croce in mezzo all’altare al momento della celebrazione di fronte al popolo è imbarazzante, perché il viso del prete se ne troverebbe nascosto. Dunque l’immagine del Crocifisso al centro come pure Gesù eucaristia nel tabernacolo similmente al centro dell’altare, sono imbarazzanti. Conseguentemente la croce e il tabernacolo sono piazzati di lato. Durante la celebrazione, chi assiste deve poter osservare in permanenza il viso del prete, di colui a cui piace mettersi letteralmente al centro della casa di Dio.” Questa è la situazione che viviamo nella Chiesa di oggi. La situazione per cui non è più Dio ad essere il centro della liturgia e il fine della stessa, ma è l’uomo (prete o laico). Questa sostituzione non è più una liturgia cristiana, non è più opera di Cristo. Infatti, chi mette se stesso al centro e al posto di Dio, non è Gesù, ma il principe di questo mondo. E monsignor Schneider non ha paura a dirlo. Così come non ha timore di esporre quelle che egli considera le “cinque piaghe della liturgia”. Vediamo quali sono e se sono davvero presenti nei nostri riti, o sono solo frutto della fantasia di un vescovo. La prima piaga “la più evidente, è la celebrazione del sacrificio della Messa in cui il prete celebra volto verso i fedeli”. Io qui aggiungerei una piaga-zero, dalla quale quasi tutte le altre, compresa la prima, dipendono. Ed è la natura stessa della Messa. Ne abbiamo già parlato: che cos’è la Santa Messa? Per i papi, la dottrina della Chiesa cattolica espressa nel Catechismo, nel Magistero (compreso il Concilio Vaticano II), i santi e i fedeli obbedienti, la Messa è il Sacrificio di Cristo. Per i protestanti, nuovi evangelizzatori “cattolici” e compagnia bella, la Messa è diventata un banchetto, una cena, una festa. Perciò se si considera come tale, è “normale” poi vedervi in essa tutti quei segni che monsignor Schneider definisce piaghe. È normale vedervi balli, è normale vedervi chitarre, bonghi e tamburelli, è normale vedervi laici sostituirsi ai preti, musiche profane, ecc. Ritornando brevemente a quella che consideriamo la prima piaga, monsignor Schneider precisa: “questa forma non è assolutamente conforme al momento della preghiera ed ancor meno a quello dell’adorazione. Ora questa forma, il concilio Vaticano II non l’ha auspicata affatto e non è mai stata raccomandata dal magistero dei papi postoconciliari”. La seconda piaga è la ‘comunione sulla mano’. Essa non si comprende se non nell’ottica, come dicevamo, della Messa come banchetto. Se nell’Ostia consacrata credessimo veramente che è realmente presente, in carne e sangue, Nostro Signore, altro che inginocchiarsi e riceverla in bocca! Benedetto XVI in questo senso è chiaro. Nelle messe papali (non solo in Vaticano) distribuisce la Comunione sulla bocca e in ginocchio. La messa del Papa dovrebbe essere da modello, sempre che non si sostenga, come alcuni liturgisti fanno, che per il Papa valgono altre regole (così che l’obbedienza al Principe degli apostoli va a farsi benedire). La terza piaga riguarda ‘le nuove preghiere dell’offertorio’. Esse “sono una creazione interamente nuova e non sono mai state usate nella Chiesa. Esse esprimono meno l’evocazione del mistero del sacrificio della croce che quella di un banchetto, richiamando le preghiere del pasto ebraico del sabato”. In queste parole i fondatori e i sostenitori di uno dei movimenti più potenti e diffusi oggi “nella Chiesa cattolica”, che nel loro rito inventato e costruito a tavolino da un laico vogliono rimuovere l’offertorio e nei loro simboli sono molto più vicini agli ebrei che ai cattolici, avrebbero molto da riflettere (e da correggere). La quarta piaga è “la sparizione del latino”. Anche questa piaga “è un’infrazione diretta contro le decisioni del Vaticano II”. Ne abbiamo parlato diffusamente, anche nell’ultimo articolo. La quinta piaga è “l’esercizio dei servizi liturgici di lettori e di accoliti donne, così come degli stessi servizi in abito civile penetrando nel coro durante la Santa Messa direttamente oltre lo spazio riservato ai fedeli. Quest’abitudine non è giammai esistita nella Chiesa, o per lo meno non è mai stata la benvenuta”. Anche su quest’ultima piaga c’è un’altra premessa da fare, che riguarda l’architettura sacra. È vero che ai laici è permesso (se non addirittura assecondato) di interferire negli spazi sacri, ma è altrettanto vero (e forse più grave) che gli spazi sacri non ci sono più. Non c’è più la netta distinzione di cancelli e balaustre. Se tutto è sacro, nulla lo è più, ed è infatti ciò che è accaduto: la perdita del senso del sacro. A questa perdita, e alla cura delle piaghe, non si ovvia con convegni, discorsi, pubblicazioni o altro. Anche perché le regole ci sono (magari spesso indebolite da indulti vari). Quello che dobbiamo chiedere al Papa e ai suoi diretti collaboratori, non è tanto un provvedimento verbale o magisteriale che spieghi che cos’è la Messa o come essa è strutturata, lo sappiamo già (per quanto non guasterebbe ripeterlo). Quello di cui più abbiamo bisogno è un intervento disciplinare. Abbiamo bisogno che il Papa eserciti la sua autorità di capo della Chiesa. Bisogna che imponga la sua volontà e si adoperi per farla rispettare. Purtroppo la realtà è che il Papa insegna, stabilisce e legifera, ma poi chi è chiamato a ricevere queste norme le disattende tranquillamente. Anche quando il Papa è più esplicito, costoro mentono sapendo di mentire e fanno le migliori acrobazie per depotenziare o smentire le parole del successore di Pietro. In molti casi questa situazione è conclamata ed evidente. Abbiamo molto bisogno di veder punito chi offende il Papa e la Sposa di Cristo. Abbiamo bisogno di sapere che nella Chiesa non tutto è permesso. Abbiamo bisogno, rimbambiti (io per primo) da una predicazione e da una prassi distorta, cosa è veramente cattolico e cosa no. in modo da poter prendere ciò che è sano e rigettare con forza e convinzione ciò che non lo è.

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