venerdì 10 febbraio 2012


L’ultimo esorcista
Gabriele Amorth – Paolo Rodari



Questo tipo di pubblicazioni sono spesso bollate con l’infamante e vigliacco gesto dell’alzata delle spalle. Non è roba da leggere. Parlare del diavolo? Non è roba da cattolici del terzo millennio. Costoro, infatti, sono intelligenti, liberi, emancipati, non più schiavi delle paure dei secoli bui e si sono tolti dal giogo della Chiesa medievale. Il che, ovviamente, non è vero. Non tanto perché la Chiesa medievale non era oscurantista (come non lo è ora), non sottometteva nessuno (come non lo fa ora). E nemmeno tanto perché i cattolici di oggi, credo, non sono meno schiavi di tante cose e meno stupidi rispetto ai propri millenari antenati. Il problema è, oggi come allora, che il diavolo esiste. Che è un male. E che la cura scarseggia. Scarseggiando la cura il male è più potente. Fa rabbrividire che gli unici che potrebbero contrastare questo male se ne disinteressino e che si preoccupino più di cose sociali, politiche, ambientali, economiche e quant’altro. Se una strada è piena di buche e chi mi sta accanto è cieco, non è da pessimisti e oscurantisti allarmare ad ogni passo e gridare al pericolo. Piuttosto è da imbecilli fare il contrario. La vita dell’uomo è così: piena di buche. Noi siamo ciechi e non c’è (quasi) più nessuno che ci guidi su questo sentiero. E non c’è (altrettanto quasi) più nessuno che sia capace e voglioso di aiutarci a medicarci dalle ferite che le cadute ci procurano. Probabilmente chi nei secoli passati calcava la mano su queste verità era più saggio di noi contemporanei: credeva e vedeva realmente la profondità del male. Anche su questo punto, padre Amorth e Paolo Rodari dicono cose nuove e interessanti: nel Medioevo sarebbero serviti gli esorcisti. Forse, davvero, un po’ di sano allarmismo (l’Unione Europea e le case farmaceutiche docet) non guasterebbe. Se si riconosce il male, questo si cura. Il problema è che il male non lo si riconosce più o non ci si crede più in esso e nel suo principale “creatore”. Ecco perché scarseggiano poi le cure. Il problema, però, rimane. Non basta non vederlo o chiamarlo per altro nome per eliminarlo. Esso serpeggia e miete vittime. E noi, beatamente, ci dormiamo e ridiamo sopra. Conclusa la lettura di questo libro rimangono molte domande. Non da ultima: perché? Padre Amorth non ha la presunzione di rispondere, spiegare, esporre teorie. Racconta fatti. Terrificanti. Che bisogna conoscere per evitarli e per combatterli. I laici con la preghiera. Gli esorcisti con gli esorcismi. Questo è un libro assolutamente da leggere. Ci sono, però, due capitoli che fanno male. Molto male. E non sono quelli in cui si raccontano e descrivono possessioni, esorcismi, combattimenti violenti ed estenuanti. Sono quelli in cui si parla della Chiesa e dei suoi ministri. Che non riconoscono più l’esistenza e l’azione del maligno. Lascia basiti, perplessi e sgomenti che i vescovi non nomino più esorcisti e che i cardinali pensino che il diavolo sia una metafora. Fa rabbia tutto ciò. Così come fa rabbia scoprire che una delle cose riformate, tra le tante, con il Concilio Vaticano II, della liturgia, è la rimozione della preghiera a San Michele Arcangelo scritta da Leone XIII e che, prima, si recitava al termine di ogni Messa. Oggi non lo si fa più. Non è più previsto. Ma non ne avremmo più bisogno?

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