mercoledì 18 gennaio 2012



«Se tu riuscissi ad aprirti alla Parola […] tu puoi anche accompagnarmi per le case a portare la Parola» Questa la battuta del video tratto dal film di Massimo Troisi, Ricomincio da tre, del 1981. Ed è lo stesso Troisi che poi, nel finale del video, si domanda stupito se è mai possibile che “si vada a vendere casa per casa Gesù Cristo come fosse un’enciclopedia”. Viviamo in una Chiesa che, sembra, aver aggiornato se stessa, tanto da aver integrato, per dirla con Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, negli ormai obsoleti sette Sacramenti, un ottavo: la Parola, appunto. Rigorosamente con la lettera maiuscola. Quest’ossessiva attenzione per la Scrittura, che se fosse sana non causerebbe certo problemi, porta a traslare l’attenzione dei fedeli da Gesù Cristo stesso, alla Parola. Sembra di vivere in ambienti protestanti dove la sola scriptura è il fondamento della fede. E la Parola sembra essere il ritornello dominante di ogni predicazione e di ogni scelta pastorale. Tanto è diventata importante che capita di assistere all’adorazione della Scrittura (con appositi tabernacoli, da non confondere con i cattolici troni) e a trascurare l’Eucarestia. Perché non va dimenticato che il centro della fede è il Cristo risorto, non la sua predicazione. Essa è sì importante e utile, ma non è la parola che salva, ma la morte di Cristo. E Gesù Cristo “non venne a fondare una biblioteca di scritti, sia pure ispirati da Dio; ma venne a fondare una società di persone viventi, alla quale ha assicurato l’indefettibilità anche dottrinale: la Chiesa cattolica.” [W. Martin – Habemus Papam] Ed è questa Chiesa cattolica che determina l’attendibilità, la sacralità e la veridicità della Scrittura. Sia perché la Chiesa viene prima della Bibbia come noi cattolici la conosciamo (il nuovo Testamento esiste perché c’è stata un’autorità che l’ha selezionato tra i numerosi scritti, molti dei quali inattendibili e per questo non canonici), sia perché è la Chiesa cattolica l’unica in grado di interpretare le Scritture. Se la Chiesa viene messa tra parentesi, la retta e vera interpretazione della Bibbia viene meno, con i risultati a cui assistiamo. Si è arrivati al punto che la Scrittura s’interpreta da se stessa (come capita in molti movimenti ecclesiali o presunti tali), tradendo così ogni elemento del Catechismo cattolico. La Rivelazione, infatti, non si esaurisce nel Testo sacro, ma vive nella Tradizione e nel Magistero della Chiesa. Quest’Ultima è la garante dell’autenticità della Scrittura e l’Unica in grado di leggerla, comprenderla e annunciarla. Si trovano in commercio bibbie che pretendono di interpretare i passi della Scrittura con altri passi biblici, chiudendosi così in un circolo vizioso e finendo così per non sentire più il bisogno di ascoltare il Papa. Infatti, il Papa non lo ascolta più nessuno. O quasi. Tanta attenzione alla Parola, ha generato una trappola di parole nella quale la Chiesa sembra essere caduta. Per ogni occasione c’è un discorso, un intervento, una prolusione, un convegno, un saluto, un messaggio. Parole su parole, carta su carta, che l’unica cosa certa che ha partorito è la confusione nei fedeli. Che non sanno più qual è la verità, e non hanno più nella testa e nel cuore quelle definizioni chiare, brevi e inoppugnabili, come ad esempio quelle che il Catechismo di san Pio X ha prodotto. Per ogni cosa che si deve dire si fanno numerosi giri di parole. Il parlare non è più “si si o no no”. Tanto parlare e scrivere ha prodotto quella crisi che, tra gli altri fenomeni, ha prodotto quello attuale per cui lo sforzo maggiore che la Chiesa deve fare è quello di interpretare, capire e illustrare, ciò che in precedenza si è detto e scritto. Creando così un corto circuito verbale impressionante. San Paolo, a proposito della Sacra Scrittura, dice che “è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla” [Eb 4,12] Andrebbe quindi maneggiata con cura, da chi ne ha le capacità. Per questo la Chiesa, prima degli ultimi cinquant’anni, ha evitato accuratamente che i fedeli laici leggessero da soli la Scrittura. Non perché così, come i più sospettano e pontificano, aveva il controllo delle masse, ma perché così tutelava le loro coscienze e la loro fede. Guarda caso (per chi ci crede, io no) le eresie, e i danni che da esse derivano, nascono sempre laddove c’è un accanimento nello studio della Parola, trascurando l’adorazione e la contemplazione della Presenza Reale di Gesù Cristo. Perché non è un caso (di nuovo) che all’aumentare dell’importanza data alla Parola, sia diminuita quella data all’Eucarestia. Così come non è un caso (e tre) il proliferare di quella che Benedetto XVI chiama “religiosità del supermarket”, per cui ciascuno prende ciò che vuole, trascurando ciò che non gli piace o gli è indifferente. Per ogni testa pensante c’è un tipo di religione, un tipo di Scrittura, un tipo di interpretazione. La cattolicità viene meno. Ancora: “Sembra prevalere una lettura fondamentalista della Bibbia (fideismo), concepita, in modo protestante, come l’unica realtà che permette all’uomo di incontrare Dio! Niente Tradizione, Magistero, documenti ufficiali della Chiesa. La catechesi centrata solo sulla Bibbia si presta a manipolazioni. Il solo Bibbia è sempre stato il pallino dei protestanti e di tutte le sétte. La Catechesi autentica deve attingere a tutte le sue fonti, visitate in modo organico e contestuale: Tradizione, Magistero, Bibbia, Liturgia, Padri della Chiesa, la Vita e gli insegnamenti dei Santi, sana teologia e dottori della Chiesa, la stessa storia della Chiesa.” (Rivista Fede e Cultura) Se Nostro Signore non c’ha lasciato niente di scritto di Suo pugno, un motivo ci sarà. Se la cosa principale che ha voluto lasciarci è l’Eucarestia, cioè il Suo corpo e il Suo sangue, un altrettanto valido motivo ci sarà.

1 commento:

  1. uhm non sapevo che eri uno scrittore così prolifico!!!
    luca, quello di una certa associazione

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