giovedì 15 dicembre 2011

Riporto quanto riferisce Giorgio Israel sul Foglio di martedi 13 dicembre. «Nel “Corso di Scienze per la scuola secondaria di primo grado” (autori Bruna Negrino e Daniela Rondano, edizioni il Capitello) nel capitolo sull’”educazione all’affettività” un paragrafo spiega: “Sin dall’antichità l’uomo e la donna si sono posti il problema di evitare le gravidanze non desiderate; un tempo si cercavano soluzioni a ciò ricorrendo a metodi rudimentali di scarso valore scientifico e spesso di altrettanto scarsa efficacia. Al giorno d’oggi, grazie alle conoscenze anatomiche e funzionali dell’apparato riproduttore e alle scoperte in campo chimico-farmaceutico, è possibile esercitare un controllo sulle nascite con metodi efficaci e sicuri”. Il paragrafo è intitolato: “I molti motivi per non iniziare una gravidanza” e questi motivi sono riportati entro tanti dischetti azzurri che galleggiano attorno al titolo. Vale la pena leggerli: “Non voglio figli”, “Non ho l’età”, “Ho puara dei miei”, “È un passo molto importante”, “Non me la sento”, “Sarà vero amore?”, “Non so…”, “Sono troppo giovane”, “Prima finisco gli studi”, “Boh!”, “Il pianeta è già troppo pieno”». Da notare come queste notizie, i grandi giornali italiani, moralizzatori, educatori e liberi, non le riportino. Queste cose qui sono riportate sui libri di testo dove studiano e si formano le nuove generazioni. È normale che poi costoro esercitino una sessualità libertina e abbiano una condotta morale svincolata da ogni vincolo. I vincoli, infatti, secondo loro, sono un limite alla propria libertà, all’espressione di se stessi, alla realizzazione del proprio io. L’”io” è il dio di tutto. Se rileggete le motivazioni che in quel libro giustificano l’aborto, scoprirete che sono tutte figlie di un egoismo esasperato. “Io non posso”, “Io non voglio”, “Io non me la sento”, “A me non mi va”, ecc. Perciò la propria immaturità, la propria pigrizia, è una giustificazione per un omicidio. Perché di omicidio si tratta. Stupisce, ma forse nemmeno troppo, che non si usa mai il termine ‘aborto’. Si parla di “evitare gravidanze non desiderate”. Ovvio che ciò che per me è indesiderato, che m’impedisce di essere felice, di realizzarmi, di inseguire i miei obiettivi, vada eliminato. Rimosso. Anche se si tratta di una vita, di un essere umano, di una persona. Altrettanto strano è che in un corso di scienze, come il libro s’intitola, non dica che l’embrione è un essere umano. E a dirlo non è la teologia cattolica o confessionale, ma la scienza laica e razionale. Ma la ragione, come non dicono e non sanno, è più pertinente alla fede (specie se cattolica) che allo scientismo e al laicismo.

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