Concludo questo 2011 con l’ennesima, e probabilmente nemmeno l’ultima, incursione nel grande tema dell’amore. Questa volta lo faccio senza commenti, senza glosse, senza aggiunte. Riporto fedelmente il testo estratto da un saggio, dal titolo “Realismo cristiano” di Romano Guardini, raccolto nel volume Fede-Religione-Esperienza. Ve le lascio con la loro semplicità, con la loro bellezza, con la loro profondità. È il mio augurio per ciascuno che leggera questa pagina: di avere la grazia, per usare le parole di Guardini, di “liberare lo sguardo perché possa cogliere Dio”.
“Questo è amore e significa che esso è verità:
amare vuol dire aprirsi alla verità dell’altro.
Anzi, aiutare l’altro a conseguire tutta la sua verità.
Non coartarlo in un’immagine che la nostra propria volontà gli prescrive,
ma aiutarlo a farsi integralmente colui che egli è di per se stesso.
Anzi, aiutare l’altro a conseguire tutta la sua verità.
Non coartarlo in un’immagine che la nostra propria volontà gli prescrive,
ma aiutarlo a farsi integralmente colui che egli è di per se stesso.
Proprio in ciò anche chi ama diviene lui stesso vero,
poiché l’autentico inganno è la ricerca di sé;
poiché l’autentico inganno è la ricerca di sé;
e questo farsi veri nell’obbedienza verso la realtà,
libera anche lo sguardo perché possa cogliere Dio.
E questo è umiltà. Infatti umiltà non significa avvilire se medesimi,
ma rinunziare a che l’essere debba essere in modo diverso
da come esso è in virtù del volere di Dio.”
libera anche lo sguardo perché possa cogliere Dio.
E questo è umiltà. Infatti umiltà non significa avvilire se medesimi,
ma rinunziare a che l’essere debba essere in modo diverso
da come esso è in virtù del volere di Dio.”
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