lunedì 20 settembre 2010

20 settembre 1870. I bersaglieri dell’esercito italiano entrano a Roma. Finisce lo Stato Pontificio. Prosegue il processo di unificazione dell’Italia. Oggi, a distanza di 140 anni, viene come al solito celebrata la memoria. La particolarità di quest’anno è che a partecipare alle solenni manifestazioni è anche un esponente (il numero due) dello Stato della Città del Vaticano, erede dello Stato Pontificio che fu. Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, ha quindi preso parte a questa manifestazione, pregando per le vittime di entrambi i fronti di quello scontro. Scontro che non doveva esserci visto che il capo delle truppe vaticane, su ordine dell’allora segretario di Stato, cardinale Giacomo Antonelli, non esercitò nessuna violenza per evitare che si spargesse sangue nella città di Roma. Sempre quest’oggi ci sono state delle, seppur minime, irrisorie, ridicole e preannunciate nei giorni scorsi, contestazioni al card. Bertone e al Vaticano in generale. Il capo d’accusa? Revisionismo storico. Perché i radicali temono il revisionismo storico sul Risorgimento? Hanno paura della verità? Hanno paura che venga insegnato e detto tranquillamente come questa benedetta unità d’Italia venne fatta? Stiamo preparando uno speciale sull’unità d’Italia, quella vera, non quella dei libri di scuola, dei telegiornali e del politicamente corretto. Intanto ci preme sottolineare come quell’unità venne perseguita e realizzata in tutto e per tutto contro il Papa, lo Stato pontificio e la Chiesa Cattolica. Sono note le reazioni di Papa Pio IX, che si definì fino all’ultimo «prigioniero dello Stato italiano». Come i cattolici si possano sentire partecipi e offrire il loro plauso a tali festività ci rimane ignoto. Così come è ignoto come ci si possa sentire partecipi e solidali con questa unità. Di evidente c’è il rammarico e l’amarezza per la presenza di un altissimo prelato a queste celebrazioni. La riconciliazione e la ritrovata libertà di cui parla Bertone a noi non risultano. Non credo ci sia nessuna riconciliazione, soprattutto da parte dello Stato italiano che vuole servirsi del prestigio del Papa (e dei voti degli elettori cattolici che ogni volta vengono strattonati a destra e a sinistra). Non può esserci riconciliazione se non si riflette e non si dice la verità su quanto accaduto a Porta Pia e nei mesi antecedenti e successivi quel 1870. Il prestigio, l’onore e il vanto di Roma, in quanto capitale, e dell’Italia, è dovuto solo e soltanto alla cultura classica e al cattolicesimo (quindi alla Chiesa Cattolica). Di certo meriti non ne hanno né massoni, né anticlericali, che le uniche cose che sono riusciti a fare è stato distruggere Roma e infangare e mistificare la storia comune. Lo strappo c’è stato, l’offesa è stata arrecata e con il tempo si è scesi a compromessi. Noi sappiamo che Dio sa operare il bene anche partendo dal male. Sappiamo altresì che non possiamo però tollerarlo questo male, né possiamo giustificarlo. Si dicano le cose come stanno. Non abbiano paura i cattolici, specie coloro che hanno la possibilità di farlo, di affrontare il problema. Non si perda l’ennesima occasione.

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