giovedì 8 luglio 2010

Il vero problema della pedofilia non è per nulla collegato con il Cristianesimo e con la Chiesa Cattolica. La pedofilia è soltanto un pretesto, non il primo e non sarà nemmeno l’ultimo, per distruggere Santa Romana Chiesa. Tentativo che si rivelerà, pur con tutte le sue vittime, un fallimento. Infatti per chi conosce la storia sa quante volte la Chiesa Cattolica è stata vicina ad un’apparente fallimento e quante volte, subito dopo, si è meravigliosamente ripresa andando oltre ogni umana previsione. Tentativo di distruzione della Chiesa Cattolica che, oltretutto, non può che essere un fallimento, viste le assicurazioni del Suo Fondatore: “Tu es Petrus, et super hanc poetram aedificabo Ecclesiam meam; et portae inferi non praevalebunt adversum eam” (Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno su di essa.) [Mt 16,18] Torniamo però all’attualità, all’attuale ridicolo tentativo di screditare la Chiesa Cattolica. Dietro tutta questa campagna mediatica contro il Papa e contro la Chiesa non c’è assolutamente l’interesse dei più piccoli e dei minori, visto che i primi pedofili, i primi sostenitori della pedofilia e della sua legalizzazione, sono quegli stessi che oggi attaccano la Chiesa. Se non sono gli stessi sono i figli legittimi e riconosciuti di quell’ideologia che ha sconquassato sopratutto l’Europa e le cui conseguenze stiamo ancora pagando. Stiamo parlando dell’ideologia sessantottina. Mi rendo conto di toccare uno di quegli argomenti politicamente corretti, di cui si crede di aver detto tutto e di quel tutto, tutto il bene possibile. Infatti chi è che ha mai sentito parlare male del ’68 dai giornali o dai media? Credo molti pochi. Ebbene, questo grande mito della modernità, il ’68, è alla base, è la radice, è la fonte del problema pedofilia. Infatti, come scrive Francesco Agnoli su Il Foglio del 17 aprile 2010 “sono sempre questi gli anni in cui nascono, accanto agli asili “antiautoritari”, quelli in cui vengono insegnati ai bambini “giochi erotici” per “liberarli dai tabù”; in cui un leader studentesco, oggi europarlamentare, come Daniel Cohn-Bendit, descrive i suoi toccamenti con bambini piccoli di un asilo “alternativo” e scrive su Libération, insieme ad altri intellettuali francesi di sinistra, da Jean-Paul Sartre a Jak Lang, da Simone de Beauvoir a Michel Foucault, un manifesto in difesa della pedofilia […] Sono gli anni, per finire, in cui molti attivisti del nascente movimento gay, come racconta Paul Berman nel suo “Sessantotto” (Einaudi), sperimentano sin da piccoli, a scuola, o nei parchi, il “sesso tra giovanissimi e adulti”, nel clima appunto di sessualità sfrenata e “liberata” di quegli anni”. Il problema pedofilia non nasce dunque all’interno della Chiesa Cattolica. Né tantomeno è riconducibile al celibato ecclesiastico come famosi teologi, presunti professionisti e illustri commentatori vorrebbero farci credere. Se le basi ideologiche sono quelle sopra descritte, le conseguenze sono quelle che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Tra cui, sempre come riportato da Agnoli, i “libretti distribuiti per esempio nelle scuole spagnole, in cui si invitano i giovani, a partire dagli 11 anni, a masturbarsi e ad avere relazioni omosessuali e lesbiche, in nome dell’idea per cui “la normalità è scambiare amore e relazioni sessuali con qualunque persona, dell’altro sesso o del proprio”, a qualunque età”. Appare evidente come la Chiesa Cattolica sia estranea completamente, per sé stessa, ad ogni accusa di pedofilia. Altro discorso è se alcuni sacerdoti hanno commesso abusi su minori. Ma le loro colpe non dipendono certo dal fatto di essere sacerdoti. Anzi, come ha scritto Benedetto XVI nella Lettera ai Cattolici d’Irlanda (19 marzo 2010), rivolgendosi a coloro che si sono macchiati di tali gravi colpe: “avete violato la santità del sacramento dell’Ordine Sacro, in cui Cristo si rende presente in noi e nelle nostre azioni. Insieme al danno immenso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa.” Probabilmente la causa delle colpe di questi sacerdoti è quella di non essere stati troppo fedeli a quanto la Chiesa insegna, di averla tradita, e di essersi infatuati di mode, correnti e ideologie estranee totalmente alla sana dottrina. Il famoso “fumo di Satana” denunciato da Paolo VI, entrato attraverso qualche fessura nella Chiesa, è anche questo. Per dirla con l’allora cardinal Ratzinger: “Tutti i peccati dei cristiani nella storia non derivano dalla loro fede nel Cielo, ma dal fatto che non credono abbastanza nel Cielo”. Concludendo; ma allora perché tutto questo? Perché se alla base dell’ideologia pedofila non c’è la Chiesa, bensì un’ideologia ad essa estranea, contraria e opposta, ci si scaglia tanto contro di Essa? La risposta ce la fornisce il Senatore Marcello Pera in una lettera del 17 marzo scorso pubblicata sul Corriere della Sera. Il Senatore Pera riporta, nella lettera menzionata, le parole di una laicista: “L’entità della diffusione dell’abuso sessuale su bambini da parte di sacerdoti mina la stessa legittimazione della Chiesa cattolica come garante dell’educazione dei più piccoli”. La pedofilia, come detto all’inizio, è solo un pretesto per screditare e scardinare tutto l’apparato educativo della Chiesa. “Ciò che importa è l’insinuazione, anche a spese della grossolanità dell’argomento: i preti sono pedofili, dunque la Chiesa non ha autorità morale, dunque l’educazione cattolica è pericolosa, dunque il cristianesimo è un inganno e un pericolo”. Chiaro?

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