Ieri su Twitter ho ricevuto il seguente messaggio: “Se ami la
famiglia scrivi nel tuo stato #StopDDLdivorzioBreve.”
Ovvio che amo la famiglia. Così com’è ovvio che non dovrei stare a spiegare di
quale famiglia stiamo parlando, visto che tutte le moderne aspirazioni di
omologazione giuridica sono dei falsi non solo ideologici, ma anche pratici,
con tutte le conseguenze tragiche e pericolose che nessuno dei sostenitori si
decide a prendere in considerazione.
Alla richiesta ricevuta ho
risposto con un deciso rifiuto. Il motivo? Certamente non perché abbia a cuore
il divorzio e la sua più celere possibilità, quanto per un senso di realismo al
quale cerco di essere sempre ancorato. Se i politici e chi di dovere si
lasciano influenzare dagli hastag sui social network devo riconoscere che siamo
messi peggio di come temevo. Se, come credo, i politici – questi politici in
modo particolare – se ne fregano della volontà della gente - perché tra l’altro
ce lo hanno dimostrato e ce lo dimostrano regolarmente – si disinteressano
anche di queste campagne. I politici devono rispondere a poteri che non sono
quelli del popolo. I votanti sono un mezzo, un’illusione, più o meno pia, ma
sempre illusione.
Per chi ha un po’ di memoria si
ricordi i referendum sulla procreazione assistita capovolti poi anni dopo da
una sentenza della magistratura. Così come tutti quelli che avrebbero dovuto
ridurre gli stipendi dei parlamentari. Tutto fumo negli occhi.
Io sono rassegnato e mi
risparmio delusioni post entusiasmo. La mia rassegnazione non mi esime dal
combattere, fuggo l’essere vile e assoggettato a un sistema che non solo
sfrutta, ma soprattutto prende per i fondelli (eufemismo) i suoi sudditi. Devo
ancora capire il come, oltre a – nel mio piccolo – ribadire la verità delle
cose, ma gli hastag i ‘mi piace’ e tutto il resto non mi convincono.
Anzi, mi sembra un modo
perfettamente tollerato dai potenti per far illudere le masse.
Se permettete, vorrei evitare di
uniformarmi.
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