Qualcuno lo chiama diritto. Anzi, qualcuno lo chiama crimine. La
maggioranza delle persone pensa che l’aborto sia normale. E, se proprio la
questione lo disgusta, lascia comunque la possibilità di praticarlo ha chi ha
la volontà e l’esigenza di farlo. L’immagine sopra riporta mostra un’ipocrisia
vomitevole della società contemporanea: ci sono morti e morti. E questa
immagine è relativa alla sola Italia; se la immaginiamo proporzionata a tutto
il mondo, se non vi vengono i brividi avete qualche problema. Quando si parla
di seconda guerra mondiale si pensa subito all’Olocausto, alla follia nazista e
ogni volta ci si commuove a celebrare giornate della memoria. Ci sentiamo ogni
volta sempre più in colpa delle svastiche sui muri o degli insulti razziali ai
calciatori e pretendiamo che contro queste becere pratiche lo stato e la scuola
intervengano. Ma nessuno – o quasi – si scandalizza dell’aborto. La cosa
significativa è che fino a qualche anno fa (testimone anche io nella mia breve
esperienza di vita) ci si spendeva per far passare l’idea che il feto non fosse
un essere umano. Tutte le ipocrite (e non scientifiche) dissertazioni sulla
liceità dell’interruzione di gravidanza (parola che nasconde che si tratta
comunque di un omicidio) dal giorno successivo alla seconda o terza settimana e
via discorrendo. Oggi tutto questo è superato e viviamo in un ambiente che
parla dell’aborto fregandosene se quella sia una vita umana o meno. Anche se
fosse è doveroso abortire; o almeno chi vuole deve poterlo fare. Sembra un
passaggio sottile, ma è significato e tragico. Anche ammesso e non concesso che
di vita umana si tratta – dicono e pensano – è lecito (e lo stato deve
permetterlo) poterla sopprimere. La cosa forse più preoccupante della vicenda è
il silenzio e lo smarrimento in cui vivono tutti coloro che riconoscono che
l’aborto è un crimine. Che essi siano cattolici o meno non fa differenza. Che
con l’aborto si pratica un omicidio non è un dogma di fede, ma un dato
razionale, scientifico, che il cambio di mentalità oggi vigente mostra in tutto
il suo orrore. E questo dovrebbe far riflettere tutti coloro che non si sono
mai scagliati contro tale abominio, convinti che le eccezioni potessero essere
tollerate o, non so se peggio, con l’illusione che sacrificando un valore (come
per esempio quello della vita), non si sarebbero messi in discussione gli
altri, anzi si sarebbero tollerati. Invece la storia recente ha mostrato e
dimostrato come a colpi di piccoli sacrifici è crollato (non possiamo più dire
‘sta crollando’) tutto l’edificio dei valori che fino a qualche decennio fa si
consideravano sacri (non in senso religioso) e inviolabili. Abbiamo imboccato
una strada senza ritorno. A meno di plateali interventi di Dio (atei o eretici
non so cosa dirvi) non so sperare in una risoluzione. Ognuno difenda il suo più
che può, ma siamo anche inermi di fronte ai poteri e gli interessi che muovono
coloro che stanno perseguendo la strada della morte. Almeno rendiamocene conto.
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