Già, perché cambiare le parole? Il solito giochetto del "la
forma non conta, l'importante è la sostanza" ma poi chi più ha interesse
della forma è chi la demolisce perché sa che cambiandola cambia anche la
sostanza. Così con le parole. Perché non chiamare più la Messa "il
Sacrificio incruento di Cristo" e definirla in tutti i modi possibili tranne
che quello? Perché usare ambigue espressioni quali "la celebrazione del
mistero pasquale", che poi favoriscono noti eresiarchi a inventarsi
liturgie con mense al posto degli altari, danze intorno ad esso al posto del
ringraziamento, consumazione dell'Eucarestia seduti come fosse un normale cibo
e non in ginocchio come è (e non fosse) il Corpo di Cristo? Eresiarca che può
avere tutte le papali approvazioni e tutti i timbri dei pontifici consigli a
lui sottomessi, ma sempre un eresiarca rimane, perché non c’è Papa o pontificio
consiglio che può cambiare la Dottrina della Chiesa.
Ecco perché sono importanti le
parole.
Ecco perché avere una lingua
meno soggetta ai mutamenti aiuta.
Ecco perché conservare le
definizioni dogmatiche oltre che sacrosanto è utile.
Ecco perché chi ama chiama le
cose con il proprio nome.
Ecco perché molti oggi nella
Chiesa cambiano nome alle cose: perché non la amano. E chi non ama la Chiesa
non ama Gesù Cristo. E chi non Lo ama è un eretico. Tanto per essere chiari con
le parole.
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