mercoledì 4 settembre 2013

Il sempre ottimo Francesco Colafemmina si è scelto un compito sporco e pesante che è quello di mostrare l’idiozia, la bruttezza, l’ipocrisia, l’ignoranza, l’arroganza, la crudeltà e l’apostasia del nostro clero. E lo fa mostrando il modo in cui i nostri amatissimi vescovi rendono gloria a Dio nella costruzione di nuove chiese. Le chiese dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) essere esse stesse un atto di culto, una testimonianza della fede, e anche, un luogo costruito per pregarvi e celebrarci rettamente e santamente la liturgia cattolica. Ovviamente se non si sa più che cos’è la liturgia, va da sé che non si sa più nemmeno cosa siano le chiese. E infatti l’ultimo caso riportato da Colafemmina sul suo blog fidesetforma ne è l’ennesima conferma (qui per vedere di cosa stiamo parlando).

Una volta chiesi ad un caro sacerdote il perché nessuno faceva niente, perché si continuava a umiliare il popolo cattolico con questi crimini di cemento, perché si continuasse a spendere soldi (di questi sprechi il nuovo Vescovo di Roma, chissà perché, non parla mai...) per questo schifo, perché chi di dovere ogni volta firma i decreti perché certe costruzioni debbano vedere la luce per ospitare una chiesa cattolica. La risposta che ricevetti fu che quella era una stupidata, un errore, del Vescovo del luogo.

Allora rifletto, prendo per vera la risposta e, allora, le cose sono tre:
1- o la maggioranza dei Vescovi sono dei criminali (ah, ci fosse il Sant'Uffizio di una volta!), nel senso che perpetrano dei crimini nei confronti dei cattolici (e queste chiese lo sono, non ci sono scuse!) e allora ho ragione io;
2- o la maggioranza dei Vescovi sono stupidi - e seppur io non la chiamo stupidità, ma apostasia bell'e buona - ho comunque ragione io;
3- o la maggioranza dei Vescovi e il responsabile dell'architettura sacra in Italia (non so chi sia) non è un cattolico (ma credo sia un Vescovo, e allora torniamo ai punti 1 o 2) e confermiamo che ho ragione io a dubitare di certi personaggi che, umanamente, mandano avanti la Chiesa, ridotta ormai a baracca.

In tutti i casi è una vergogna. Questi scempi resteranno per secoli (purtroppo noi laici cattolici non avremo mai il coraggio di buttarli giù - per quanto ne avrei un vivo desiderio! - a dimostrare che siamo stanchi di essere presi in giro (eufemismo) da questo clero che pensa a tutto (ma proprio a tutto) tranne che alla santificazione del gregge ad esso affidatogli).

La frustrazione più grande è che non posso farci niente. Devo assistere giorno dopo giorno all'umiliante devastazione della fede cattolica. In ambito liturgico, dottrinale, pastorale e architettonico. Se poco poco qualcuno obietta qualcosa viene, come nei migliori regimi, fatto passare per imbecille e ignorante, tanto gli esperti di settore (i vari giornalisti "cattolici") sono ben preparati a stare nella loro posizione naturale: piegati.

Si potrebbero dire un sacco di cose, ma per valutare questo schifo non bisogna essere esperti, architetti, liturgisti, teologi o non so cos'altro. Forse servirebbe essere psichiatri per capire cosa passa nella testa di chi permette tutto ciò. Perché se non è pazzia è tradimento e rinnegamento della fede cattolica, che si chiama apostasia.

Io, da cattivo quale sono, penso che il nostro clero non adora Dio, e queste ne è l'ennesima conferma. Perché sono convinto che i nostri amatissimi vescovi non siano degli stupidi. Sono convinto che il loro cervello funziona perfettamente. Sono scettico (ma le certezze maturano) sulla loro fede. Ne avranno certamente una, ma sicuramente non è quella cattolica. Perché se io fossi un omicida e un vivo e fervido sostenitore dell’omicidio, non potrei allo stesso tempo definirmi cattolico. Non tanto per il peccato in sé (eventualmente perdonabile, previo pentimento), ma l’ostentata convinzione e ripetizione di una dottrina sbagliata, come è appunto la liceità dell’omicidio. E questo è quello che accade oggi. Vescovi che negano capisaldi della dottrina cattolica, lo fanno impunemente, e, di conseguenza, costruiscono “chiese” (in realtà non lo sono). Essi non sono stupidi, se lo fossero farebbero stupidità. Ma la costruzione di questi edifici non è stupidità (la stupidità è banale), ma è una cosa serie e coerente con la fede di questi vescovi e preti. Una fede che non è quella cattolica. “Cosa c'è di romano e di cattolico in questo orrido spazio di cemento e pietra che soffoca ogni minimo accenno di spiritualità?” si domanda retoricamente Francesco Colafemmina. Che prosegue: “Sotto un profilo meramente architettonico la chiesa è una specie di garage proiettato verso il basso, una sorta di porta di accesso agli inferi più che una scala verso il Cielo. Un gioco di geometrie senz'anima e senza originalità, improntato alla mimesi peraltro poco efficace da un lato del progetto di Fuksas a Foligno e dall'altro del progetto di Cino Zucchi a Sesto San Giovanni o di altri simili progetti dove la vanità dell'architetto è direttamente proporzionale alla vacuità della sua creazione. Il tutto è infatti condito da una feroce iconoclastia, da un culto per le pareti nude, per quell'asettico grigiore anni '70 che non è neppure vintage ma semplicemente brutto.” Chi non crede più nel Dio cattolico, ma che ha deciso di seguire altri padroni, obbedisce ai comandi di costoro. E questa non è stupidità, ma semplice ammutinamento, cambio di padrone da seguire. Non si segue più Dio, il Papa (sospendendo il giudizio sul Suo eventuale ammutinamento) e la Tradizione. Questo è un fatto. Grave. Ma non stupido. Perfettamente coerente con quello in cui si crede. Se dai frutti si riconoscono gli alberi, queste chiese dimostrano le radici di quale fede hanno chi ne permette la costruzione.

Solo Dio sa perché ci sta punendo (e lo sta facendo!). Quali colpe abbiamo commesso? Veramente di indicibili a vedere le punizioni. Questo castigo (ops, che parola) spero sia purificatore e i posteri potranno godere della bellezza di essere cattolici. Perché oggi esserlo - realmente e non mediaticamente - è veramente uno strazio, visto che chi dovrebbe guidarti, pensa solo a spingerti nel burrone della perdizione e della disperazione.

Sempre Francesco Colafemmina, parlando della persecuzione nei confronti dei Francescani dell’Immacolata, scrive: “Io questo vorrei gridarlo sui tetti! E' un'ingiustizia! E' uno scandalo! So che nessuno mi ascolterà ma nondimeno voglio gridarlo ancora: perché distruggete ciò che è sano? Perché esercitate questo abuso di potere? Tornate sui vostri passi, ravvedetevi, se ancora credete in Nostro Signore più che nelle vostre ideologie.” Questo atteggiamento vorrei averlo anche io. Voglio gridare la rabbia, il disgusto e le ipocrite contraddizioni. Vorrei, come Nostro Signore Gesù Cristo, gettare fuoco sulla terra. Vorrei, per dirla come santa Caterina da Siena, essere quel che devo essere e mettere fuoco in tutta Italia. Non medito ad atti terroristici per la distruzione di queste costruzioni (per quanto ogni tanto il desiderio mi venga), ma sicuramente la voglia di mettere il fuoco del Dogma, in una Chiesa ormai privata del suo ossigeno, con la volontà di bruciare e incenerire tutte le insulsaggini oggi presenti, c’è. Ed è fortissima.

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