lunedì 17 giugno 2013

Un fatto gravissimo. Di quelli che solo a pensarci, se sei di fede cattolica provata, ti vengono i brividi. Un fatto di quelli che tu (io) giovane cattolico (di età, di fede, ho quella cattolica: matura, tradizionale, eterna) pensavi di non assistere più, ma di vedere solo nelle pagine web che raccontano i crimini perpetrati dai sacerdoti e dai vescovi cattolici negli anni del postconcilio. No. Certe cose accadono ancora oggi. Mi disgusta proporre questa immagine sul mio blog. Ma la verità ha un prezzo. Ecco allora un Cardinale di Santa Romana Chiesa, il card. Jean Louis Pierre Tauran (colui che ha dato l’annuncio dell’elezione di Papa Francesco I), che partecipa ad un rito Sikh (oltretutto marchiato sulla fronte, su quella stessa fronte dove gli è stato imposto il Sacro Crisma).



Il disgusto sale. La desolazione pure. Lo sconforto incombe e ti domandi che senso abbia difendere la Chiesa Cattolica se i suoi primi assassini, stupratori e denigratori sono i cardinali che dovrebbero difenderla. Tutto questo legittima l’andare contro le autorità della Chiesa quando queste vanno contro Dio. E questo atto è contro Dio. Grida vendetta. E siamo certi che Dio, nella Sua infinita misericordia, vendetta mieterà. La notizia appare su internet e la si commenta su Twitter. Il sottoscritto lo fa seguendo l’ironico (ma mai banale, ignorante o volgare) scambio di battute che gli utenti @MattiaRossi_cg e @ilVaticanista_it fanno su internet. Leggerli è pensare e non soccombere di fronte alla miseria del nostro clero. @ilVaticanista_it scrive: “Domandone: se è lecito per il Card.Tauran partecipare al culto in favore di divinità Sikh, perchè io non posso andare alla messa della FSPX?” Domanda intelligente. Alla quale ovviamente nessuno ci risponderà mai. E continueremo ad assistere all’ostracismo totale e violento contro quello che è sempre stato considerato sacro (da Gesù fino a cinquant’anni fa) e cioè la Messa di sempre, mentre illustri cardinali sputtanano (passatemi il termine) il Sacramento ricevuto, sporcano la veste che indossano, umiliano la Verità. A nulla serve ricordare quel che recita il Catechismo della Chiesa cattolica, al numero 2113, come fa @ilVaticanista_it: “Numerosi martiri sono morti per non adorare «la Bestia», rifiutando perfino di simularne il culto.” La virilità dei nostri vescovi è nota. Piuttosto che morire per Cristo lo vendono per molto meno di trenta denari. @MattiaRossi_cg nota, amaramente, che: “il guaio è che se certe spinte acattoliche con B16 potevano più o meno essere sopite, ora invece sono libere e incoraggiate.” Esattamente. Papa Francesco I, infatti, preferisce “una Chiesa che si sbaglia per fare qualcosa che una che si ammala per rimanere rinchiusa”. Aldilà dell’irritante e capzioso paragone, la Chiesa non deve sbagliare. Il suo compito non è quello di dirigersi su strade sconosciute alla ricerca di qualcosa. La verità, la salvezza, i mezzi per attuarla, la Chiesa li ha: glieli ha dati Gesù Cristo. Oltre non c’è niente. Anzi, c’è la dannazione. La Chiesa deve conservare questo tesoro e non dilapidarlo con i crimini simili a quelli del card. Tauran. Sbagliare, troppo spesso, significa peccare. Il Papa preferisce una Chiesa che pecca? Va bene che Dio perdona sempre e non si stanca mai di farlo, ma se la morte dovesse sopraggiungere imminente (come spesso capita), mentre si sta sbagliando chi glielo dice al Padreterno che così si compiaceva il Papa? Si sia onesti: se sbagliare non è grave e non genera conseguenze tali da dover fare di tutto per evitare di sbagliare, non esistono più il vero e il falso, il bene e il male, il buono e il cattivo. E se non esiste il falso, il male e il cattivo, non serve più a niente nemmeno confessarsi. Di che dovrei chiedere perdono a Dio?

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