lunedì 19 dicembre 2011

«Cavallo in F3»
«Pedone in B6» 
Così iniziò quella partita di scacchi, fatta di mosse ragionate, studiate e calcolate. Fatta di sguardi e di tensioni. Con la paura di sbagliare, di perdere qualche pezzo. Qualche pezzo, però, inevitabilmente si perde. Ma si continua a giocare con la possibilità di vincere. Si arriva a un punto, nelle partite di scacchi importanti, in cui i due giocatori sono come bloccati. Ogni scelta, ogni mossa, comporterebbe una conseguenza, con le relative probabili mosse dell’avversario. Così ci si arrovella a pensare una mossa immune da conseguenze pericolose. Si sta lì con lo sguardo fisso sopra la scacchiera, a guardare e riguardare le pedine, le caselle, a immaginare spostamenti e contro spostamenti. La cosa più terrificante è quando è il tuo turno. Quando sei tu padrone delle sorti della gara. Quella mossa può essere determinante, decisiva. Per la vittoria, ma anche per la sconfitta. La fase di stallo dura finché uno dei due giocatori, prende una decisione particolare: 
«Alfiere in C5»
«Scacco matto»

Così è l’amore. Chi ama fa vincere l’altro, l’amato, anche a costo della sconfitta. L’amore non è conquistare, ma farsi conquistare.

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